L’offerta della grande distribuzione organizzata, potrebbe far pensare che aprire un pastificio sia un’impresa poco remunerativa.
Invece non è assolutamente così. Innanzitutto le grandi catene sono costrette a servire prodotti industriali oppure a produrre in proprio ma sempre sulla base di grandi numeri.
Secondariamente, un’impresa a piccola conduzione o conduzione famigliare, storicamente non può che fornire articoli dalla qualità sempre molto più elevata rispetto a quelli offerti da negozi o catene contraddistinti da produzioni forti o ingenti.
Certo, non ci si può improvvisare in un lavoro come questo, ed è saggia idea quella di seguire appositi corsi.
Ce ne sono di diversi tipi e taglio, organizzati sia dalle regioni che da enti privati. Ma alla fine, forse, conviene “andare a bottega” per qualche tempo presso qualche attività già avviata, magari anche a titolo gratuito, per imparare il mestiere.
Quanto appena detto non deve di certo far pensare a grandi periodi; solitamente in due o quattro settimane si è in grado di camminare con le proprie gambe, anche se, come sempre in questi casi, un po’ di talento e l’esperienza maturata sono i fattori determinanti.
L’offerta del nostro pastificio comunque, essendo proprio un’attività di piccola entità, potrà distinguersi in tipi di fornitura e di prodotti anche particolari.
Ad esempio, data la grande quantità di persone celiache o comunque intolleranti al glutine, la preparazione di articoli senza questa sostanza potrebbe creare una clientela sicura ed affezionata.
Anche la ricercatezza degli eventuali ripieni potrà essere motivo di successo e, se per caso abbiamo la fortuna di poter assumere una nonna in cucina… beh, allora le probabilità sono destinate ad essere davvero molte.
Molte attività di questo tipo affiancano alla normale produzione anche quella di piatti pronti o a cui manco solo la cottura, quali lasagne, cannelloni, pasticci vari etc. etc.
Le autorizzazioni non richiedono licenze particolari. Una comunicazione di apertura attività inviata al comune, quando non riceva risposta negativa entro 30 giorni, costituisce già un’autorizzazione a partire, anche se, naturalmente, occorrerà l’autorizzazione sanitaria (normalmente rilasciata previo controllo, quindi da richiedere al momento giusto).
Attenzione quindi a rispettare, sia con i locali che con i macchinari, la normativa igienico sanitaria richiesta sia a livello nazionale che comunale locale.
Cosa serve per iniziare? Una partenza senza pretese, ma sufficiente a garantire un buon inizio è quella che si svolge in un locale dalla metratura ridotta, intorno ai 50-60 metri quadri, uno spazio sufficiente per una produzione media di circa 50 Kg. di pasta al giorno; andando sugli 80 metri quadri ci si può garantire una produzione superiore, intorno ai 200 Kg. giornalieri.
Le macchine necessarie, che si trovano spesso anche usate e revisionate, abbattendo ulteriormente i costi di avviamento, non sono molte, anche grazie al fatto che molti strumenti raggruppano in un unica sede diverse funzioni.
L’investimento iniziale viene ad aggirarsi mediamente intorno ai 60.000 euro, considerando di acquistare tutti i macchinari nuovi ma, come detto prima può ridursi notevolmente in caso di acquisto di strumenti usati (che naturalmente dovranno comunque essere in ottime condizioni e revisionati).
Il business della pasta è in continua evoluzione e il trend di maggiore interesse è senz’altro il pasta take away, un concept di consumo pasta fresca innovativo e rivoluzionato.