Aprire una coltivazione di tartufi, o tartuficoltura, può essere un business molto redditizio. Tuttavia, come ogni attività che può essere potenzialmente in grado di generare importanti utili, è probabilmente più difficile e complicata di quanto tu possa pensare.
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di dedicare a questo tema un piccolo approfondimento, nella speranza che possa illustrarti a grandi linee cosa devi fare se vuoi aprire una coltivazione di tartufi in modo consapevole e sostenibile!
Cos’è il tartufo
Cominciamo con l’evidenziare che il tartufo è il corpo di un fungo sotterraneo: in altri termini, questo “tuberaceo” non emerge dal terreno, preferendo vivere sottoterra, in simbiosi con le radici di alcuni alberi. Ebbene è proprio questa simbiosi, tipica dei funghi, che è in grado di garantire ad entrambe le parti un mutuo vantaggio: il tartufo riceve dalle radici gli zuccheri e gli aminoacidi e, dunque, la “linfa” per la sua crescita; la pianta riceve, di contro, acqua e minerali.
Disciplinata su base regionale, la raccolta dei tartufi spontanei – di norma con cani addestrati appositamente per questo scopo – è attività che viene effettuata in contesto prevalentemente amatoriale, al fine di aggiudicarsi l’ambito trofeo: un bel tartufo da utilizzare in gastronomia, per arricchire di sapore e di gusto i propri piatti!
Ma cosa cambia se dal contesto amatoriale ci si sposta a quello “business”?
Come coltivare i tartufi
Oltre che la raccolta spontanea e non professionale, i tartufi possono essere oggetto di apposita coltivazione. Ed è lecito affermare, in questo rilievo, che – considerato il loro valore commerciale – la tartuficoltura abbia visto un notevole incremento nel corso degli ultimi anni. D’altronde, la domanda di tartufi è sempre molto alta e, a patto di ottenere un prodotto di qualità, non avrai certo grande difficoltà nel collocarlo a prezzi di particolare convenienza.
Tuttavia, come sopra abbiamo anticipato, la coltivazione dei tartufi è un’attività particolarmente complessa, che richiede generalmente una consulenza esperta per poter essere effettuata con i migliori benefici.
Per esempio, condividendo le tue ambizioni con un esperto coltivatore saprai probabilmente che uno dei fattori più importanti da considerare è la zona in cui andrai a operare: generalmente si tende a preferire dei terreni posti in aree limitrofe a quelle oggetto di raccolta spontanea, fermo restando che ogni varietà di tartufo ha le sue specifiche esigenze e che, dunque, non potrai certo evitare la richiesta di un’analisi pedologica del terreno, al fine di comprenderne le caratteristiche di maggiore rilievo in termini di granulometria, acidità, percentuali di fosforo o di azoto.
Una volta che le analisi saranno elaborate dai laboratori specializzati, potrai parlarne con un agronomo specializzato: l’esperto ti indicherà se le tue idee sono o meno fattibili, in relazione al terreno che stai pensando di utilizzare per la tartuficoltura.
Se sei sufficientemente fortunato, e il tuo terreno pare essere utile per la realizzazione di un’attività di coltivazione dei tartufi di successo, dovrai procedere con la preparazione del campo, rimuovendo ogni pianta presente in superficie. Quindi, preparato il terreno, sarà la volta di mettere a dimora gli alberi, opportunamente micorizzati, favorendo così la indotta presenza di spore.
Così facendo, peraltro, scoprirai che ogni tipologia di tartufo ha le sue piante “preferite” con cui vivere in simbiosi. Il tartufo bianco preferisce ad esempio degli alberi come il cerro, il tiglio, il pioppo o il salice. Il tartufo scorzone preferisce il faggio o il rovere. Quello nero, invece, è spesso riscontrabile in prossimità delle radici del leccio o del cisto.
Al di là di tali declinazioni, una cosa ti deve essere chiara fin da questo istante: la micorizzazione è uno dei principali segreti che ti porterà a ottenere una buona riuscita della tua tartufaia. Dunque, seleziona con grandissima attenzione la società che ti venderà i giovani alberi micorizzati, e pretendi sempre la certificazione di qualità.
Preparato il terreno e messi a dimora gli alberi, non rimane altro da fare che procedere con le operazioni colturali di sviluppo e mantenimento, quali la lavorazione del terreno, la sua irrigazione, la potatura, il contrasto ai parassiti e alle malattie della pianta, oltre che la difesa delle stesse dagli animali selvatici.
Fatto ciò… armati di costanza: se infatti decidi di partire da zero, il tuo primo raccolto non sarà disponibile prima di 7-8 anni. Certo, puoi accorciare i tempi andando a investire in una tartufaia già all’opera, ma in quel caso ti consigliamo di esaminare con particolare attenzione la sua storia, richiedendo le consuete analisi di laboratorio e le certificazioni di qualità che sopra abbiamo riepilogato.
Avviare un’azienda agricola
L’attività di coltivazione dei tartufi può ben essere integrata all’interno delle attività di un’azienda agricola, esponendoti ad alcuni aspetti amministrativi e fiscali come:
- apertura della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate;
- registrazione dell’attività presso il Registro delle imprese nella Camera di commercio territorialmente competente;
- apertura della posizione INPS per il versamento dei contributi;
- iscrizione INAIL contro eventuali infortuni sul lavoro;
- richiesta di una consulenza agraria per valutare i permessi ASL.
Naturalmente, tutte queste attività non dovrebbero spaventarti: è infatti oggi possibile effettuare ogni adempimento amministrativo e fiscale rivolgendosi al proprio commercialista che, in modalità telematica, sbrigherà per te ogni step preparatorio all’avvio delle tue iniziative agricole.
Ricorda, in ogni caso, che il vero successo per un’iniziativa pienamente sostenibile è nella fase preparatoria. Ritagliati pertanto il giusto tempo per poter realizzare un business plan che possa fungere da guida per la tua attività fin dai primissimi passi, e che possa altresì essere un buon biglietto da visita per gli stakeholders.
È in questa fase che dovresti prendere tutte le informazioni di maggiore rilevanza per la tua futura impresa, soffermandoti in particolar modo sugli aspetti finanziari, al fine di trovare una immediata copertura del fabbisogno che l’attività di coltivazione dei tartufi creerà fin dalle fasi di consulenza agraria. Anche in questo caso, l’individuazione dei giusti collaboratori interni ed esterni ti permetterà di avvalerti delle conoscenze più adatte per poter costruire un piano di sviluppo imprenditoriale di concreta sostenibilità in un mercato sempre più sfidante e concorrenziale.